Dallo Srimad-Bhagavatam
Canto 6
Capitolo 1
Canto 6
Capitolo 1
VERSO 16
na tatha hy aghavan
rajan
puyeta tapa-adibhih
yatha
Krishnarpita-pranas
tat-purusa-nisevaya
TRADUZIONE
Caro re, se un peccatore s’impegna al servizio
di un autentico devoto del Signore, e apprende così il modo di dedicare la
propria vita ai piedi di loto di Krishna, può essere completamente purificato.
Non è possibile purificarsi sottoponendosi soltanto all’austerità, alla
penitenza, al brahmacarya e agli
altri metodi di espiazione che ti ho precedentemente descritto.
SPIEGAZIONE DI SRILA PRABHUPADA
Tat-purusa
si riferisce a colui che predica la coscienza di Krishna, come il maestro
spirituale. Srila Narottama dasa Thakura diceva, chaòiya vaisnava-seva nistara payeche keba: “senza servire un
maestro spirituale autentico, un vaisnava
ideale, chi potrà essere liberato dalle reti di maya?” Questo concetto è espresso in molti altri passi delle
scritture. Nello Srimad-Bhagavatam (5.5.2) è affermato: mahat-sevam dvaram ahur vimukteh, chi desidera liberarsi dalle
grinfie di maya deve stare in
compagnia di un mahatma, di un puro
devoto. Mahatma è colui che s’impegna
per ventiquattro ore al giorno nel servizio d’amore a Dio. Krishna afferma
nella Bhagavad-gita (9.13):
mahatmanas tu mam
partha
daivim prakrtim asritah
bhajanty ananya-manaso
jnatva bhutadim avyayam
“O
figlio di Prtha, coloro che non sono illusi, le grandi anime, sono sotto la
protezione della natura divina. sapendo che Io sono Dio, la Persona suprema,
originale e inesauribile, essi si dedicano completamente al servizio di
devozione.” Il mahatma si riconosce
dunque dal fatto che s’impegna soltanto al servizio di Krishna. L’unico modo
per liberarsi dalle reazioni del peccato è offrire il proprio servizio a un vaisnava, risvegliare la nostra
coscienza di Krishna e imparare ad amare Krishna. Questo è il risultato del mahatma-seva. Naturalmente, impegnandosi
al servizio di un puro devoto le reazioni dei nostri peccati sono subito
distrutte; ma il servizio devozionale non ha lo scopo di spazzare via una
quantità insignificante di peccati, bensí quello di risvegliare il nostro amore
addormentato per Krishna. Come la nebbia svanisce al primo raggio di sole, cosí
le reazioni dei nostri peccati svaniscono automaticamente non appena cominciamo
a servire un puro devoto, senza la necessità di fare altri sforzi separati. Le
parole Krishnarpita-pranah si
riferiscono a un devoto che dedica la sua vita a servire Krishna, non a chi si
preoccupa di essere salvato dalla via che porta ai pianeti infernali. Il devoto
è detto Narayana-parayana, o vasudeva-parayana, il che significa che
la via di Vasudeva, la via della devozione, è tutta la sua vita, la sua stessa
anima. Narayana-parah sarve na kutascana
bibhyati (S.B., 6.17.28): in qualunque luogo vada tale devoto non ha paura.
La via che porta alla liberazione e ai sistemi planetari superiori è ben
diversa da quella che porta ai pianeti infernali, ma un devoto Narayana-para non ha mai paura, dovunque
sia inviato; desidera semplicemente ricordare Krishna in qualsiasi luogo. Un
devoto simile non si preoccupa dell’inferno o del paradiso, ma desidera
soltanto continuare a offrire il suo servizio a Krishna. Quando il devoto si
trova in condizioni infernali le accetta come misericordia di Krishna: tat te ‘nukampam susamiksamanah (S.B.,
10.14.8). Egli non protesta pensando: “Io, che sono un cosí grande devoto di
Krishna, perché devo essere sottoposto a queste sofferenze?” Pensa invece:
“Questa è tutta misericordia di Krishna.” Questa attitudine è possibile solo
per il devoto che s’impegna al servizio del rappresentante di Krishna. Questo è
il segreto del successo.
Srila Prabhupada Ki Jayyy!!!