Siamo vigili in questo
mondo materiale, ma ci sono altri che rimangono svegli nel piano della fede; il
mondo tangibile di godimento e sfruttamento rimane nascosto ad essi; è lontano,
molto lontano dalla loro concezione perché si trovano occupati intensamente
nella sfera del servizio attraverso sraddha,
fede (ya nisà sarva-bhùtànàm tasyàm
jàgarti samyamì).
Per loro persino
vedere Krishna è una specie di godimento, e pensano: “Non disturberemo la Sua
dolce volontà; quando lo desidera può chiamarci e avremo così l’occasione di
vederlo, altrimenti niente”.
Se desidero vedere Krishna per la mia
soddisfazione personale: “O Krishna, vieni e fermati davanti a me, così potrò
vederti e soddisfare i miei occhi e il io desiderio interno”. Questa è un tipo
di imposizione della nostra natura sfruttatrice. Un devoto non vuole questo. In
realtà, i devoti non permettono che questi pensieri entrino nella loro mente;
piuttosto, mantengono questa attitudine: “Quando Lui lo desidererà, mi chiamerà,
e allora avrò l’opportunità di vederlo”.
Màdhavendra Purì
mantenne il suo corpo solamente con quello che automaticamente gli arrivava,
senza mendicare; altrimenti digiunava. Un giorno, Krishna stesso venne, gli
dette del cibo e gli chiese: “Purì, perché non vai a mendicare il cibo? Perché agisci
in questo modo, a volte anche digiunando?”.Ascoltando questo, potremmo pensare
che Màdhavendra Purì fu immensamente fortunato; Krishna stesso venne e gli
procurò del cibo. In Srìla Sanàtana Goswamì troviamo, però, una devozione più
elevata.
Quando Srìmatì
Ràdhàrànì procurò degli alimenti a Srìla Rùpa Goswàmì affinché cucinasse del paramànna, riso con latte, il cuore di
Srìla Sanàtana Goswàmì rimse molto disturbato.
- “Cos’è questo,
Rùpa? Tu hai chiesto qualcosa per me?
- Si, mio
signore, mio Gurudeva. Ho pensato che se avessi potuto ottenere latte e riso
avrei potuto preparare un po di paramànna
sapendo che ti piace tanto. Ti avrei invitato a consumare questo prasàda.
- O, hai
commesso un grande errore! Questo riso è molto saporito. Non ho mai provato
nulla di così saporito in questo mondo. Pertanto, deve avere un’origine
straordinaria. Chi ti ha dato gli ingredienti di cui avevi bisogno per questa
preparazione?
Srìla Rùpa
Goswàmì replicò:
- E’ venuta una giovane e mi ha dato gli
ingredienti a nome dei suoi familiari.
Srìla Sanàtana
Goswàmì volle sapere chi era questa giovane, ma non la trovò da nessuna parte
nel villaggio. Sanàtana Goswàmi poté capire che Srìmatì Radhàràni stessa era
venuta a dare quegli ingredienti.
- La stiamo cercando per servirla, e Lei viene
e ci serve? Cosa significa questo? E’ giustamente l’opposto! Mio caro fratello,
cos’hai fatto? Tu hai desiderato qualcosa per me e Lei te l’ha dato? Aneliamo
di poterla servire, ma Lei viene, ci serve e se ne va. Questa è una grande
disgrazia.
Rimase molto
insoddisfatto e con questi pensieri se ne andò da li.
Rùpa Goswàmì non
potè consumare questo prasàda. Pensò:
- Ho invitato il
mio Guru, Srìla Sanàtana Goswàmì, con
il proposito di servirlo e soddisfarlo, ma il risultato è stato avverso. Lui è
rimasto insoddisfatto.
Corse da
Sanàtana Goswàmì per cercare di soddisfarlo.
Così, vediamo
che Krishna stesso porta alimenti a Màdhavendra Pùri e questo può essere
considerata una grande fortuna. Nonostante ciò, in questo esempio di Srìla Rùpa
e Srìla Sanàtana Goswàmì successe una cosa simile, ma fu considerata come una
seria disgrazia. Nel tipo più elevato di devozione non c’è nessun desiderio che
Krishna o i Suoi associati vengano a servirci o rifornirci, o che Lui si mostri
a noi. ImporGli il nostro capriccio non è vero servizio. Lui può fare ciò che
più Gli piace. E se avrà bisogno di qualcosa da noi, ci considereremo fortunati
di poterglielo fornire. Eliminando completamente tutti i nostri desideri, ci
collocheremo pienamente a disposizione del Signore Supremo, che non è governato
dai nostri desideri.
Per natura, Lui
è desideroso di provvedere ai bisogni dei Suoi devoti (yoga-ksemam vahàmy aham, Bhagavad-gìtà 9.22). Ai devoti elevati,
però, non piace che Krishna dia qualcosa a loro o che Lui gli renda servizio.
Tale è la purezza della loro devozione. Attraverso la loro fede, pensano: “Lui
è il mio Signore. Io non voglio avere il Suo darsana solamente per soddisfare la mia facoltà di percepire che “Lui
esiste”. Considerare “Se posso vederLo, sarò soddisfatto”, è uno standard molto
basso di fede. Non abbiamo la capacità di vederLo. Fare di Lui il nostro
oggetto lascia trasparire una fede di un tipo inferiore. Ma una fede intensa ed
elevata prova completamente che Lui è questa meravigliosa causa di tutto, che
Lui è presente.