“Krishna sa che dovrai fare una lotta con la tua mente, contro i tuoi sensi e contro la tua intelligenza, però hai Lui come alleato esattamente come lo ebbero i Pandava. Ciò non vuol dire che non ci fu la battaglia; ci fu eccome! Se ti arrendi a Krishna non significa che non dovrai fare la battaglia, ma significa che la vincerai. Vincerai una grande battaglia.”

B.V.Atulananda Acarya Swami




lunedì 25 aprile 2016

Srila Prabhupada:“Il Signore non è mai responsabile...".

Il Signore non è mai responsabile degli atti virtuosi o colpevoli dell’essere incarnato. Se questi si smarrisce, è a causa dell’ignoranza che copre la sua vera conoscenza.
SPIEGAZIONE
 … il Signore Supremo possiede all'infinito la conoscenza, la ricchezza, la potenza, la fama, la bellezza e la rinuncia. Sempre soddisfatto in Sé, non è mai coinvolto dalle azioni colpevoli o virtuose delle anime condizionate e non crea situazioni particolari per nessuno. Sono gli individui stessi, sviati dall'ignoranza, che vogliono godere di certe condizioni di vita, legandosi così alle catene del karma. In virtù della sua natura superiore l’anima è dotata di perfetta conoscenza, ma a causa del suo potere limitato tende a cadere sotto l’influsso dell’ignoranza. Del resto, a differenza del Signore onnisciente e onnipotente (vibhu), l’anima è infinitesimale (anu).
Essendo dotato di libero arbitrio, l’essere individuale può esprimere desideri, ma solo il Signore onnipotente ha la facoltà di soddisfarli. Anche quando l’individuo si smarrisce nei suoi desideri, il Signore gli permette di appagarli, ma in nessun caso Gli si può imputare la responsabilità del karma (azioni e relative conseguenze) generato da una particolare situazione voluta dall'essere condizionato. Questi cade nell'illusione e s’identifica coi diversi corpi di cui si riveste, diventando così preda delle sofferenze e delle gioie effimere dell’esistenza materiale.
Nella Sua forma di Paramatma o Anima Suprema, il Signore accompagna sempre l’anima individuale nei vari corpi e conosce quindi tutti i suoi desideri, come chi è vicino a un fiore ne sente il profumo. Il desiderio è per l’anima incarnata una forma di condizionamento sottile e il Signore lo soddisfa solo in relazione ai suoi meriti. ‘L’uomo propone, Dio dispone’, dice il proverbio.
L’individuo non ha dunque in sé il potere di soddisfare i suoi desideri; il Signore è l’unico che può farlo, ma essendo imparziale con tutti, non interferisce con i desideri delle anime infinitesimali, che restano quindi indipendenti. Egli, però, Si prende particolare cura di guidare la persona che desidera tornare a Lui e la incoraggia a volgere sempre di più i suoi desideri verso di Lui affinché possa raggiungerLo e godere di una felicità infinita.
Gli inni vedici confermano questa verità: … ‘Il Signore permette agli esseri di compiere atti virtuosi che li aiutano ad elevarsi e permette loro di compiere anche atti empi che li conducono all'inferno.’ (Kausitaki Upanisad, 3.8)
Poiché l’anima incarnata desidera da tempo immemorabile rimanere distante dalla coscienza di Krishna, è la causa del suo stesso smarrimento. Sebbene sia per natura eterna, felice e pienamente cosciente, a causa della sua infinitesimalità dimentica la propria condizione intrinseca di servitrice del Signore e diventa prigioniera dell’ignoranza. Sotto l’influsso dell’ignoranza fa ricadere sul Signore la responsabilità del proprio condizionamento, ma il Vedanta-sutra (2.1.34) afferma: … ‘Il Signore, nonostante le apparenze, non privilegia e non penalizza nessuno.’”
(Bhagavad-gita, 5.15)