“Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L'anima realizzata può rivelarti la conoscenza perchè ha visto la verità”
B.G.4,34
Krishna
ci fornisce, qui, il modello sul quale basarci per capire da una fonte
autentica “ciò che in verità è”. Il campione di misurazione della verità e della
menzogna non deve venire da un piano viziato e vulnerabile, ma da un piano
reale, e per realizzarlo dobbiamo avere questi tre requisiti: pranipat, pariprasna
e seva. Pranipat significa che dobbiamo arrenderci a questa conoscenza
che non è ad un livello ordinario e non ha un soggetto che noi possiamo far
diventare un oggetto, ma essa stessa è il super-soggetto. Noi possiamo essere i
soggetti in questo mondo grossolano, ma per essere toccati dalla
super-conoscenza di quel piano, dovremo diventare gli oggetti. Pranipat significa
avvicinare un Maestro Spirituale con questa attitudine: “Ho finito con le
esperienze di questo mondo esterno, non ho nessuna attrazione per questo piano nel
quale ho già viaggiato. Ora offro me stesso esclusivamente sul Tuo altare. Desidero
ricevere la Tua
grazia”. Dovremmo avvicinare la più alta conoscenza con questo sentimento. Pariprasna
significa onestà, domanda sincera. Dobbiamo porre delle domande
abbandonando la tendenza alla discussione e lo spirito di controversia. Tutti i
nostri sforzi dovrebbero essere incentrati verso un atteggiamento positivo
idoneo per apprendere la Verità ,
lasciando lo spirito dubbioso e sospettoso. Con piena attenzione dovremmo
cercare di capire la verità, perché ci viene data da un piano di realtà
superiore che non abbiamo mai conosciuto. Per concludere troviamo seva, servizio. Questo è l’aspetto più importante.
Stiamo cercando di giungere alla conoscenza non per ricavare un aiuto da quel
livello, non per poter utilizzare quell’esperienza in questo piano di vita, ma
per impegnarci a servirla. Solo con questa attitudine possiamo avvicinare
questo livello di conoscenza. Dovremmo servire la più alta conoscenza, non cercare
di farci servire da essa, altrimenti non ci sarà concesso di entrare in quel
mondo. La conoscenza suprema non ci viene data per servire questo piano inferiore,
ma per offrire noi stessi ed essere utilizzati da Lei. Non dobbiamo cercare di
usarLa egoisticamente per soddisfare i nostri bassi scopi. Egli non deve
dedicarsi a noi per soddisfare i nostri scopi animaleschi; al contrario, siamo
noi che dobbiamo dedicarci a Lui in un sentimento di servizio. Con questa
attitudine dobbiamo cercare il piano della vera conoscenza e ricevere un
modello di comprensione che ci faccia capire “ciò che in verità è” ed avere
un’appropriata valutazione del nostro ambiente. Nella cultura Vedica la
conoscenza assoluta è sempre stata impartita solo con questo processo e mai attraverso
un approccio intellettuale. Srila Prabhupada Bhaktisiddhanta era solito fare
l’analogia dell’ape: il miele è nel barattolo chiuso con il tappo, e l'ape cerca di gustare il miele leccando il barattolo, ma così
come l’ape non può gustare il miele in questo modo, gli intellettuali non possono
avvicinare il mondo dello spirito. Possiamo pensare di averlo raggiunto, ma non
è cosa possibile: la barriera è lì, proprio come il vetro della bottiglia. Il
conseguimento intellettuale non è il conseguimento reale della conoscenza
superiore. Solo attraverso la fede, la sincerità e la dedizione possiamo
raggiungere quel regno superiore e diventarne membri. Possiamo entrare in quel
piano superiore solo se ci viene dato un visto di ingresso; solo in
questo modo possiamo entrare nella terra dell’esistenza divina. Un candidato
deve possedere questi tre requisiti per essere in grado di avvicinare la verità, la quale è situata su un piano superiore della Realtà Assoluta. Egli può
avvicinare la Verità
Assoluta solo con un’attitudine di umiltà, sincerità e
dedizione.
Nello Srimad-Bhagavatam e nei Veda
troviamo una affermazione simile. Nelle Upanisad è detto:
tad vijnanartham
sa gurum evabhigacchet samit panih srotriyam brahma nistham
“Avvicina un maestro spirituale non
casualmente o esitando, ma col cuore candido e sincero.”
Tratto da "Il Guru e la Sua Grazia"
