“Krishna sa che dovrai fare una lotta con la tua mente, contro i tuoi sensi e contro la tua intelligenza, però hai Lui come alleato esattamente come lo ebbero i Pandava. Ciò non vuol dire che non ci fu la battaglia; ci fu eccome! Se ti arrendi a Krishna non significa che non dovrai fare la battaglia, ma significa che la vincerai. Vincerai una grande battaglia.”

B.V.Atulananda Acarya Swami




lunedì 24 giugno 2019

"Un discepolo Kanistha (neofita) non ha la capacità di tollerare un difetto o un errore nel proprio Guru"


"Un discepolo Kanistha (neofita) 
non ha la capacità di tollerare
  un difetto o un errore nel proprio Guru" 

Srila B.R.Sridhara Goswami Maharaja





BHAGAVAD GITA
Cap. 9
Versi 30 - 31

Anche se commettesse l'azione più detestabile, chi è impegnato nel servizio devozionale dev'essere considerato santo perchè è situato con determinazione sul giusto sentiero.

SPIEGAZIONE

Il termine su-duràcàrah, usato in questo verso, è molto significativo e dovremmo cercare di comprenderlo bene. Quando l'essere è condizionato ha la possibilità di compiere due tipi di attività: l'una corrisponde al suo stato condizionato e l'altra al suo stato originale. La prima comprende tutte le attività che sono in rapporto all'esistenza materiale e che sono definite "condizionate", come, per esempio, mantenere il proprio corpo, seguire le leggi dello Stato, della società e così via, attività che sono compiute anche dai devoti perfetti. Ma questi ultimi, che sono pienamente coscienti della loro natura spirituale, fanno in più delle attività spirituali, cioè si impegnano nel servizio di devozione al Signore, nella coscienza di Krishna, attività, queste, che sono in accordo alla loro funzione originale ed eterna e sono conosciute col nome stesso di "servizio di devozione".
Allo stato condizionato, il servizio a Dio e il servizio al corpo, cioè il servizio devozionale e il servizio "condizionato", seguono talvolta vie parallele e talvolta vie opposte. Così, per quanto è possibile, il devoto sta bene attento a non fare nulla che possa rompere l'equilibrio della sua condizione sana perchè sa che la perfezione delle sue attività dipende dalla sua realizzazione progressiva della coscienza di Krishna. Può succedere che un devoto compia una certa azione che in un determinato quadro politico e sociale possa sembrare reprensibile, ma questa "caduta" temporanea non lo squalifica affatto. A questo proposito lo Srìmad-Bhàgavatam afferma che se una persona perfettamente assorta nel servizio trascendentale del Signore Supremo commette un errore, il Signore, dall'interno del suo cuore, la rialza, la "ripulisce" e le perdona l'errore, per quanto grave sia. Il potere di contaminazione della materia è così grande che può sedurre perfino uno yogì pienamente impegnato nel servizio del Signore, ma la coscienza di Krishna ha un potere talmente superiore che rialza subito colui che è caduto. La via del servizio devozionale porta sempre al successo, e nessuno dovrebbe condannare un devoto per aver deviato accidentalmente dal sentiero ideale perchè, come spiega il prossimo verso, non avrà più questi sbandamenti una volta stabilito completamente nella coscienza di Krishna. 
Si deve ricordare che una persona situata nella coscienza di Krishna, che recita con determinazione il mantra Hare Krishhna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, è sempre situata al livello trascendentale, anche in caso di caduta fortuita o accidentale. Le parole sàdhur eva, "è una persona santa", Hanno un tono particolare, perchè avvertono i non devoti di non deridere un devoto del Signore per un suo errore occasionale, ma di vederlo sempre come un santo, cosa che il termine mantavyah sottolinea ancora di più. Chi non osserva questa regola e manca di rispetto a un devoto solo perchè ha momentaneamente deviato, va contro l'ordine del Signore Supremo. L'unica qualifica richiesta al devoto è di essere inflessibilmente ed esclusivamente impegnato nel servizio di devozione.
Nel Nrsimha Puràna c'è la seguente affermazione:

bhagavati ca haràv ananya-cetà
bhrsa-malino 'pi viràjate manusyah
na hi sasa-kalusa-cchabih kadàcit
timira-paràbhavatàm upaiti candrah

Ciò significa che anche se si è impegnati nel servizio devozionale del Signore può capitare di trovarsi coinvolti in attività detestabili che possono essere considerate simili alle macchie sulla luna.
Le macchie che si notano sulla luna non ne offuscano lo splendore. Così è per il devoto; una deviazione occasionale dal sentiero della santità non lo rende condannabile. Non si dovrà tuttavia cadere nell'eccesso opposto e concludere che un devoto del Signore può commettere qualsiasi atto reprensibile nel suo servizio devozionale assoluto; il verso parla solo di errori accidentali dovuti alla terribile forza degli influssi materiali. Servire Krishna con devozione significa in qualche modo dichiarare guerra all'energia illusoria, e finchè il devoto non è abbastanza forte da respingere gli assalti di maya, rischia eventuali cadute. Ma come abbiamo già detto, ogni pericolo sarà eliminato non appena il devoto avrà acquisito la necessaria fermezza. Nessuno deve dunque avvalersi di questo verso per commettere atti infami, pur continuando a considerarsi un devoto del Signore. Non migliorare il proprio comportamento, nonostante la pratica del servizio di devozione, rivela una mancanza di coscienza spirituale.

Molto presto si corregge e raggiunge una pace duratura. Proclamalo pure con forza, o figlio di Kuntì, il Mio devoto non perirà mai.

SPIEGAZIONE

Non dobbiamo fraintendere il significato di questo verso. Nel settimo capitolo, il Signore insegnava che colui che agisce male non può diventare un Suo devoto. E chiunque non sia un devoto del Signore è sprovvisto di ogni buona qualità. Come si può dunque essere puri devoti se per accidente o per intenzione si agisce in modo abominevole, come un miscredente? I miscredenti, come li descrive il settimo capitolo, non si offrono mai al servizio del Signore e, come conferma lo Srìmad-Bhàgavatam, sono sprovvisti di ogni buona qualità. Il devoto, invece, che è impegnato al servizio del Signore secondo le nove vie menzionate precedentemente, procede ad una purificazione che toglie dal suo cuore ogni contaminazione materiale. Poichè tiene nel cuore il Signore Supremo, il devoto viene subito lavato dalla contaminazione dei suoi peccati, e pensando costantemente a Lui ritrova la sua naturale purezza. Grazie al costante ricordo della Persona Suprema, la purificazione rimane nel cuore del devoto, che non ha perciò alcun bisogno di compiere i riti purificatori prescritti nei Veda per coloro che cadono da una posizione elevata. Per proteggersi da ogni eventuale caduta e liberarsi per sempre da ogni contaminazione materiale il devoto deve solo recitare o cantare senza interruzione il mahà-mantra Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.