“Krishna sa che dovrai fare una lotta con la tua mente, contro i tuoi sensi e contro la tua intelligenza, però hai Lui come alleato esattamente come lo ebbero i Pandava. Ciò non vuol dire che non ci fu la battaglia; ci fu eccome! Se ti arrendi a Krishna non significa che non dovrai fare la battaglia, ma significa che la vincerai. Vincerai una grande battaglia.”

B.V.Atulananda Acarya Swami




martedì 14 gennaio 2020

"In Questo Movimento è Proibita l'Ipocrisia, non la Vita Sessuale". di A.C.Bhaktivedanta Swami Prabhupada


Lettura SB 6.1.23 -- Honolulu, Maggio 23, 1976 

                                    



 In Questo Movimento la Vita Sessuale Non è Proibita, Ma è Proibita l'Ipocrisia

"Senza capire qual è il dovere dell'essere umano, poiché si è caduti, non dovremmo infastidirci per mantenere la nostra famiglia e dei bambini fino al momento della morte. No. Fino a venticinque anni un brahmacārī è formato a non avere vita sessuale. Questo è il brahmacārī: celibato. Ma se non è in grado, allora gli è consentito di accettare la vita gṛhastha. Non c'è inganno, ipocrisia, così che io mi proclamo brahmacārī o sannyāsī e segretamente faccio tutte le sciocchezze. Questa è ipocrisia. La condotta di vita ipocrita non ci farà progredire nella vita spirituale. Questo è l'esempio dato da Śrī Caitanya Mahāprabhu. Un Suo compagno personale, lo conoscete, era Choṭa Haridāsa, Haridāsa Junior. Era un piacevole cantante e cantava nell'assemblea di Caitanya Mahāprabhu. Un giorno andò a mendicare un po' di riso dalla sorella di Śikhi Mahiti; vi era una giovane donna, ed egli la guardò con desiderio. Questo è qualcosa di naturale, ma Caitanya Mahāprabhu comprese. Giusto per insegnarci, mentre stava mangiando, Egli disse: "Chi ha portato questo riso?" "Choṭa Haridāsa". "Allora chiedetegli di non vederMi mai più. Basta." Tutti rimasero sorpresi: "Cosa è successo?" Poi, indagando, fu accertato che egli guardò con desiderio una giovane donna. Caitanya Mahāprabhu è così rigoroso che lo ha rifiutato tra i Suoi compagni. Allora, altri autorevoli devoti, richiesero: "Lui ha commesso qualche errore; per favore, scusalo. Egli è Tuo servitore". Così Caitanya Mahāprabhu disse: "Va bene, allora riportatelo. Vivete voi con lui, Io lascio questo posto. Lascio questo posto." Loro dissero: "No, non solleveremo più questa questione."
Così, quando Choṭa Haridāsa trovò impossibile andare di nuovo nel gruppo di Caitanya Mahāprabhu, provò disperazione. Andò allora a Triveṇī e si suicidò. Caitanya Mahāprabhu sapeva tutto, ma, tempo dopo, chiese: "Che ne è di Choṭa Haridāsa?" Qualcuno disse: "Signore, Tu lo hai respinto, e dallo sconforto si è suicidato" "Oh, così va bene." Guardate quanto rigore: "Bene così!" Non espresse alcuna compassione: "Oh, ho rifiutato questa persona e lui si è suicidato". No. Lui disse: "Oh, così va bene. Va bene." Disse così. Questa è una cosa.
Un'altra cosa: Śivānanda, uno dei Suoi devoto più elevati, si stava prendendo cura di tutti i devoti che andavano da Caitanya Mahāprabhu a fare visita durante il Ratha-yātrā. Sua moglie venne e offrì rispetti a Caitanya Mahāprabhu, il Quale vide che la moglie era incinta. Così subito chiese: "Śivānanda, tua moglie è incinta?" "Sì". "Bene, quando dà alla luce il bambino, chiamalo in questo modo..." Vedete? Un uomo, che aveva semplicemente guardato con desiderio lussurioso una giovane donna, fu respinto. E un uomo, che ha incinta la propria moglie, Lui lo adorava: "Molto bene!" Così, la vita sessuale non è vietata in questo Movimento, ma l'ipocrisia è vietata. Se diventi ipocrita, allora non c'è posto. Questo è l'insegnamento di Caitanya Mahāprabhu. Choṭa Haridāsa, che si proponeva come un brahmacārī, aveva guardato una giovane donna; allora Lui comprese: "E' un ipocrita. Rifiutatelo". E Śivānanda Sena, era gṛhastha; il gṛhastha deve avere dei figli. Cosa c'è di sbagliato? Egli disse: "Sì, i Miei resti del pasto gli dovrebbero essere dati." Questo è il Movimento di Caitanya Mahāprabhu.
Quindi la nostra richiesta è: non siate ipocriti. Ci sono quattro āśrama: brahmacārī, gṛhastha, vānaprastha, sannyāsa. Qualunque āśrama sia adatto per voi, accettatelo; ma sinceramente, non siate ipocriti. Se pensate di desiderare il sesso, va bene; sposatevi e mantenetevi dei gentiluomini. Non siate ipocriti. Questo è il Movimento di Caitanya Mahāprabhu. Non Gli piaceva l'ipocrisia. A nessuno piace. Ma per una persona che è seriamente impegnata nel Movimento per la Coscienza di Krishna, per lui, la vita sessuale e l'opulenza materiale non è molto buona. Questa è l'opinione di Caitanya Mahāprabhu. Pāraṁ paraṁ jigamiṣor bhava... Niṣkiñcanasya bhajanonmukhasya, pāraṁ param... (CC Madhya 11.8) Pertanto, volontariamente, Caitanya Mahāprabhu accettò il sannyāsa. Era molto ben situato nella Sua vita familiare; quando era uomo di famiglia Si sposò due volte. Una moglie morì, e Si sposò di nuovo. Caitanya Mahāprabhu ci ha insegnato a non diventare... Ma quando prese sannyāsa, era molto, molto severo. Nessuna donna poteva avvicinarsi troppo a Lui; a distanza. Questo è l'insegnamento di Caitanya Mahāprabhu".

martedì 17 dicembre 2019


INVITO!!!


sabato 23 novembre 2019

"CHE COSA SIGNIFICA ESATTAMENTE VEDICO"?

La tradizione convalida una definizione più ampia del termine
di quella che generalmente ne viene data nel mondo accademico

di Satyaraja Dasa



Se entri in un qualsiasi tempio Hare Krishna, sicuramente sentirai ripetere i termini Veda e vedico. I devoti fanno riferimento "all'arte vedica", alle "Scritture vediche", alla "cultura vedica", "all'abbigliamento vedico" -vedico questo e vedico quello.
I devoti usano parole riferite ai Veda così spesso come i materialisti usano le parole sesso e soldi. Precisamente che cosa significa vedico? E da dove provengono i Veda?
Il termine Veda può essere riportato alla radice sanscrita vid, che significa "sapere" o "conoscenza"; esso ha attinenza con le parole inglesi "wit" e "wisdom", con la parola "idea" (originariamente widea) dal greco e con la parola "video" dal latino. (Uno che sa, vede la verità; da cui: video.)

Per cui Veda si riferisce a qualsiasi conoscenza duratura. In questo senso tutti i testi sacri sono vedici.

lunedì 18 novembre 2019

"Questo è il modo di insegnare" di Srila Bhaktivedanta Swami Prabhupada





"Durante la Sua permanenza sulla Terra, il Signore eseguì regolarmente tutti i doveri religiosi. Era dunque soggetto anche Lui all’obbligo dei diversi riti prescritti per l’uomo, come sembrano affermare certi teorici? No. Il Signore non dipende affatto dai frutti dell’azione, buoni o cattivi. Poiché il Signore è assoluto, ogni Suo atto è per il bene di tutti gli esseri. Quando discende sulla Terra Egli agisce per proteggere i Suoi devoti e per distruggere gli empi, i non-devoti. Pur essendo libero da ogni dovere Egli si comporta allora in modo che tutti possano seguire il Suo esempio; perciò esegue i riti. Questo è il vero modo di insegnare: agire in conformità con i precetti che si vogliono infondere negli altri; altrimenti, chi li accetterebbe? E’ il Signore ad accordare i frutti dell’azione, ed Egli è perfettamente sufficiente in Sé stesso, ma non manca di agire secondo le norme delle Scritture per insegnarci a seguirle. Se il Signore agisse diversamente, l’uomo comune rischierebbe di essere sviato. Infatti, anche a un livello superiore, là dove si è in grado di comprendere la natura trascendentale del Signore, è fuori questione imitarLo in ciò che solo Egli può fare. Venuto tra gli uomini, il Signore adempie i doveri di un uomo comune, ma talvolta compie imprese eccezionali, impossibili a qualsiasi uomo. Tutti devono quindi imitarLo quando offre le Sue preghiere della sera, al calar del giorno, ma non quando solleva la collina Govardhana o danza con le gopi. Chi, d’altronde, potrebbe farlo? Chi potrebbe, come il sole, far evaporare acqua pura dall’immondizia? Così, l’Onnipotente opera in modo da benedire tutti gli esseri, ma con atti che noi non potremmo imitare senza incorrere in innumerevoli difficoltà. Perciò si rivela necessario, prima di ogni azione, consultare la guida esperta del maestro spirituale, che incarna la misericordia del Signore; così saremo sicuri di rimanere sulla via del progresso".

                                           "Srila Prabhupada, commento al verso 1-10-36 dello Srimad Bhagavatam"

sabato 5 ottobre 2019

"LA CONCEZIONE PIU’ ELEVATA DI CONDOTTA" di Sua Divina Grazia B.R.Sridhara Deva Goswami



Un giorno, Srìla Bhaktivinoda Thàkura stava cantando il nome del Signore, e per la sua dolce volontà, divagava per il cielo. Improvvisamente si rese conto di trovarsi vicino Yamàlaya, dove il signore della morte Yama mantiene la propria corte con il compito di giudicare i peccatori di questo mondo. Lì si trovavano anche Brahmà, Nàrada, Siva e altri che discutevano con Yamaràja il significato dei due sloka enunciati da Srì Krishna nella Bhagavad-gìtà (9.30,31); non riuscivano, però, a risolvere il problema di discernere il significato appropriato degli sloka.

api cet suduràcàro, bhajate màm ananya-bhàk
sàdhur eva sa mantavyah, samba vyavasito hi sah

“Benchè esternamente una persona possa essere vista commettere molti peccati, se è esclusivamente abbandonata alla Mia devozione deve essere considerata la più pura e santa. Non importa cosa faccia, perché verrà presto corretta al cento per cento”

ksipram bhavati dharmàtmà, sasvac chàntim nigacchati
kaunteya pratijànìhi, na me bhaktah pranasyati

“Prontamente diventa virtuosa e ottiene una pace duratura. O figlio di Kuntì!, dichiara audacemente al pubblico che il Mio devoto non perisce mai!”

Ma la qualità di chi si impegna nella Sua devozione esclusiva, ananya-bhajana, è stato definita dalle stesse parole del Signore, sarva-dharmàn parityajya, màm ekam saranam vraja:”Il Mio devoto esclusivo è quello che abbandona ogni tipo di dovere (sarva-dharmàn) e si arrende ai Miei piedi, accettando solamente i suoi doveri verso di Me”.
Essendosi arreso al Signore e superato ogni tipo di obblighi, come può, questo devoto esclusivo (ananya-bhàk), essere visto come un uomo esternamente retto e pio? ( ksipram bhavati dharmàtmà). Questa è un’anomalia.


OCCUPARCI DEL NOSTRO DOVERE VERSO IL CENTRO

Yamaràja, Brahmà, Nàrada, etc., discutevano questo punto senza riuscire a trovare la soluzione. Come può qualcuno che abbandona ogni genere di compromesso, sia  corretto che scorretto, con il proposito di arrendersi esclusivamente ai piedi del Signore Supremo, diventare “virtuoso” nel futuro?
Non trovando la soluzione, mandarono a cercare Srìla Bhaktivinoda Thàkura che avevano visto muoversi nel cielo cantando il Nome del Signore: “Lui è un puro devoto e possiede una profonda conoscenza delle Scritture; chiediamo a lui di spiegare questi versi della Bhagavad-gìtà.
Così lo invitarono, venne e diede il significato. Api cet suduràcàro, bhajate mam ananya-bhàk: Nonostante le sue pratiche esterne, il devoto esclusivo (ananya-bhàk) è accettato (mantavyah) come un santo al cento per cento (sàdhu).
Pertanto, la conclusione è che chi riesce a comprendere questo punto, dichiarando che un devoto esclusivo di Krishna, senza considerare le sue pratiche esterne, è un santo al cento per cento, prontamente diventerà dharmàtma, virtuoso e religioso. Le sue affermazioni e conclusioni sono corrette, e presto la sua condotta diventerà molto pura, ed avrà anche l’opportunità di seguire il sentiero che conduce alla Verità Eterna.
“Così, Arjuna, approfitta di questo e dichiara senza paura al pubblico che il Mio devoto che si è arreso a Me completamente, non rovinerà mai la propria reputazione. Benché venga apparentemente visto fare qualcosa di sbagliato, sarà salvato. Il successo della sua vita è assicurato. Per questa tua dichiarazione, otterrai il beneficio di diventare virtuoso e avere l’opportunità di ottenere la pace spirituale eterna. Chiunque lo comprenda e abbia il coraggio di dichiarare che la reputazione del Mio devoto esclusivo non sarà mai rovinata, a sua volta otterrà l’opportunità di raggiungere questo sentiero di devozione esclusiva e ottenere la pace eterna”.
Poiché possiede la considerazione corretta per la devozione esclusiva, otterrà tutto. Tutto è per il Signore, e non per qualche altra cosa. L’Assoluto è per Se stesso. Che obbediamo o no alle leggi dell’interesse separato o provinciale, dobbiamo senza mancanze obbedire alla regola che tutto è per Lui. Questa è la regola principale, e tutte le altre sono secondarie. Possiamo impegnarci più o meno nei nostri obblighi, ma dobbiamo assolutamente impegnarci nel nostro dovere verso il Centro; questo è il fattore più importante in ogni caso. Così, qualcuno che apprezza e afferma questo senza paura al pubblico deve avere un apprezzamento sostanziale per questa concezione, e sicuramente sopravviverà migliorando molto presto la propria condizione futura. “Lui otterrà il sentiero della pace eterna, cioè il servizio a Me stesso, Krishna”. Questo è il significato fondamentale.
La qualifica più alta in maniera assoluta è che ognuno deve essere dedicato al Centro, oltrepassando l’obbedienza verso qualsiasi altra posizione che possiamo trovare nell’ambiente. Qualcuno che possa sentire, valorizzare e affermare questo, raggiungerà rapidamente tale posizione. Il suo cuore può valorizzare, e ciò costituisce una realizzazione sul sentiero; molto presto sortirà un effetto e il pubblico vedrà: “Oh, anche lui sta entrando in questo sentiero dell’ananya-bhajana, l’esclusiva aderenza al richiamo del Centro Assoluto, il quale costituisce il tutto”.
Dharma significa doveri morali, includendo i doveri verso il padre, la madre, il paese, la società, l’umanità, etc. Ma se qualcuno trascura tutto questo e mantiene una relazione diretta verso di Me, sarà considerato libero da qualsiasi mancanza. Lui si trova nella linea di sarva-dharmàn parityajaya, màm ekam saranam vraja. Sta facendo la cosa giusta, e chi può semplicemente apprezzare questo, molto presto anche lui si trasformerà in qualcuno della stessa classe. Questo è il significato completo.